Home/News/“CULTURA ED ECONOMIA DEL TERRITORIO : LA RETE MUSEALE DI ASCOLI PICENO”- Intervento per Tipico Ascoli a cura del Prof. Stefano Papetti, docente di museologia e restauro presso l’Università di Camerino- Direttore delle Collezioni Comunali di Ascoli Piceno

“CULTURA ED ECONOMIA DEL TERRITORIO : LA RETE MUSEALE DI ASCOLI PICENO”- Intervento per Tipico Ascoli a cura del Prof. Stefano Papetti, docente di museologia e restauro presso l’Università di Camerino- Direttore delle Collezioni Comunali di Ascoli Piceno

Pinacotca

CULTURA ED ECONOMIA DEL TERRITORIO:

LA RETE MUSEALE DI ASCOLI PICENO

 

 

Premessa

 

Con la nascita del Museo dell’Alto Medioevo, inaugurato il 22 marzo 2013, la città di Ascoli Piceno si è arricchita di un ulteriore istituto museale, che si aggiunge alla Pinacoteca Civica, alla Galleria d’Arte Contemporanea e al Museo dell’Arte Ceramica, mentre da quattro anni il Forte Malatesta, gestito dal Comune di Ascoli Piceno, è sede permanente di esposizioni dedicate all’arte contemporanea .

L’Amministrazione comunale, in considerazione del ricco e articolato patrimonio culturale della città, ha dunque progettato la creazione della Rete museale civica al fine di favorire la qualificazione, la promozione, la valorizzazione e l’organicità delle sue realtà museali.

La Rete permette di attivare interrelazioni nell’organizzazione tra musei della medesima area urbana per raggiungere obiettivi difficilmente conseguibili da ogni singolo museo. Una fra le caratteristiche di maggiore rilievo, che l’organizzazione in Rete produce, è la possibilità di attivare servizi e di fornire strumenti comuni capaci di valorizzare reciprocamente le istituzioni museali.

Una sana organizzazione di una Rete consente di ridurre, se non addirittura di eliminare, “duplicazioni” nella gestione di servizi comuni, migliorando non solo l’efficacia, ma anche l’efficienza dei diversi servizi forniti dalle istituzioni culturali. La Rete quindi permette di migliorare gli aspetti e le forme della gestione e della fruizione del panorama museale lasciando inalterata l’autonomia dell’attività scientifica di ogni museo e tutte le peculiarità che gli sono proprie.

I servizi e gli eventi che coinvolgono il circuito museale ascolano sono il frutto delle esperienze e delle risorse artistiche o storiche delle singole identità museali, che possono così offrire un “prodotto” che qualifica e rende unica l’esperienza del visitatore.

La Rete consente di perseguire obiettivi qualificanti quali la creazione di un’identità culturale della città, la nascita di un network culturale urbano capace di sviluppare sinergie con le altre realtà museali del territorio. Una Rete che coniuga l’unicità dei musei, la loro identità e visibilità sul mercato, per divenire il riferimento dell’offerta culturale e turistica di una città con un unico e ricchissimo patrimonio.

Pianacoteca Ascoli Piceno

Pinacoteca Civica.

Istituita ufficialmente il 4 agosto 1861, vigilia della festa patronale di sant’Emidio, per merito di due artista ascolani, Giorgio Paci (1820-1914) e Giulio Gabrielli (1832-1910), la cospicua raccolta artistica, con oltre 800 oggetti tutt’ora esposti, è ospitata “ab antiquo” nell’imponente Palazzo Arringo. I due primi allestitori  attinsero opere dalle quadrerie dei monasteri di sant’Angelo Magno, di san Domenico e dei Gesuiti che erano entrate a far parte delle proprietà comunali in seguito alla loro soppressione decretata dal prefetto Valerio nel gennaio 1861. Nel 1909 la collezione si arricchì di circa 12.000 stampe e disegni ceduti da Giulio Gabrielli, nel 1917 con l’arrivo di numerose opere ottocentesche concesse in deposito dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma e nel 1920 con l’acquisizione del legato Ceci, una collezione di più di cento dipinti, sculture e ceramiche lasciate dal chirurgo Antonio Ceci alla sua città natale. Nel corso degli anni, numerosi dipinti sono stati acquistati dalla varie amministrazioni comunali che si sono succedute dai primi anni del Novecento ad oggi. I preziosi dipinti di Carlo Crivelli, Cola dell’Amatrice, Tiziano, Guido Reni, Strozzi, De Ferrari, Magnasco, Mancini, Morelli, Palizzi e Pellizza da Volpedo sono ambientati in sale ammobiliate con rare consolles, poltrone, specchiere e cassettoni del XVIII e XIX secolo che, con i  preziosi tendaggi ed i lampadari di Murano, ricreano la suggestione di un palazzo aristocratico, dando l’impressio al visitatore di essere accolto in una casa-museo. La Pinacoteca è l’unico museo comunale delle Marche ad essere dotato di un proprio laboratorio di restauro nel quale possono operare anche restauratori esterni, in rapporto con i laboratori di diagnostica attivati dall’Università di Camerino nell’ambito del Corso di Laurea in Tecnologia e Conservazione dei Beni Culturali.

OSVALDO LICINIOSVALDO LICINI

Galleria d’Arte Contemporanea.

All’inizio degli anni ’60 Ascoli, pur vivendo  una vivace stagione culturale, Ascoli Piceno  non aveva ancora un’istituzione civica che rappresentasse i movimenti artistici del Novecento. A colmare questo vuoto provvide il pittore Ernesto Ercolani, già direttore della Pinacoteca dal 1949, con la creazione di una collezione d’arte contemporanea limitata alla grafica. Così nacque la Civica Galleria d’Arte Grafica Moderna, che fu inaugurata il 18 ottobre 1964 in alcune sale riccamente decorate del cinquecentesco palazzo Malaspina prese in affitto dall’Amministrazione comunale. L’obiettivo di allargarsi alle altre forme d’arte per creare una vera e propria galleria di arte contemporanea era stato fin dall’inizio negli intendimenti dei curatori, ma solo nel 1977 la galleria d’arte grafica diventò Civica Galleria d’Arte Contemporanea.

Alla fine degli anni ’90 entrano a far parte del patrimonio museale della galleria, oltre a numerosi dipinti di artisti come Fontana, Matta, Hartung, Morandi, De Pisis, Severini, 40 dipinti e 38 disegni di Osvaldo Licini, provenienti dalla collezione di Caterina Celi Hellstrom, figlia adottiva della moglie di Osvaldo Licini. Forte di questa nuova prestigiosa dotazione, la galleria “Osvaldo Licini” nel 1999 si trasferisce presso l’ ex convento di S. Agostino e viene intitolata al maestro di Monte Vidon Corrado, il cui tormentato percorso creativo, che spazia dal figurativo all’astratto, è possibile ripercorrere per intero visitando questo museo che negli ultimi anni ha ospitato importanti rassegne come “Licini e Chagall”, “La ricerca del’identità da Tiziano e De Chirico”, “Licini tra le Marche e l’Europa” “Tullio Pericoli. I paesaggi”, “Paesaggi d’Italia. Giulio Gabrielli da Corot a Fattori”

Le sale dedicate alle opere di Osvaldo Licni consentono di conoscere in modo completo l’articolato percorso biografico ed artistico del pittore piceno, nato a Montevidoncorrado nel 1894 da una agiata famiglia. Compiuti i primi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ebbe come compagno Giorgio Morandi, Licini si avvicina inizialmente al movimento futurista e dopo la parentesi bellica, durante la quale venne ferito ad una gamba, decide di trasferirisi a Parigi dove già dimorava la famiglia. Nella capitale francese, Licini partecipa all’animata vita culturale della Ville lumiere e conosce  Amedeo Modigliani, Picasso, Matisse. Negli anni venti dipinge ritratti e vedute francesi ed italiane caratterizzate da accordi cromatici brillanti, definite da linee di contorno molto marcate, che vengono esposte alle mostre organizzate in varie capitali europee da Margherita Sarfatti, animatrice del movimento Novecento italiano. A Parigi Licini conosce la giovane pittrice svedese Nanny Hellstrom che diventerà sua moglie e lo seguirà a Montevidoncorrado, dove Licini decide di tarsferirisi definitivamente abbandonando la capitale francese. Rinnegando il genere figurativo, sin dagli inizi degli anni trenta, in anticipo rispetto ad altri artisti italiani, Licini si dedica all’Astrattismo, entrando in contatto con il gruppo milanese de “Il Milione” ma, come afferma lo stesso artista, la geometria non esclude il sentimento e pertanto i suoi dipinti riescono a coniugare le espressioni del sentimento con quelle della razionalità.

Durante il secondo conflitto mondiale, nel suo esilio marchigiano, Licini elabora le icone più conosciute della sua attività: nascono allora le Amalassunte e gli Angeli Ribelli. Le prime, come confida Licini stesso all’amico Marchiori, rappresentano la luna “… garantita d’argento per l’eternità”, tante volte ammirata dal pittore contemplando di notte i Sibillini rischiarati dall’astro notturno. Indimenticabili appaiono gli erculei angeli ribelli che, agitando le lunghe ali e mostrando il volto luciferino, percorrono con movimenti possenti i cieli della fantasia colorati di rosso, di giallo o di azzurro stesi in campiture vibranti.  Le Amalassunte e gli Angeli ribelli, vere icone del male di vivere che percorre la società contemporanea, assicurano a  Licini nel 1958 il Premio alla Biennale di Venezia: poche settimane più tardi l’artista muore nella sua casa di Montevidoncorrado, avendo appena assaporato la gioia del successo e  della notorietà internazionale.

La galleria che ne porta il nome si sta attivando per divenire il polo di riferimento per gli studi liciniani avendo recentemente acquisito il corposo archivio del pittore marchigiano che sarà ospitato nei locali appositamente predisposti all’interno della struttura museale.

MUSEO DELL'ARTE CERAMICA MUSEO DELL'ARTE CERAMICA

Museo dell’Arte Ceramica

Inaugurato il 1 giugno 2007, il Museo dell’Arte Ceramica è ubicato al fianco della chiesa romanica di San Tommaso. Nei suggestivi ambienti e nel chiostro hanno trovato posto le ricche collezioni comunali ed i preziosi manufatti concessi in deposito dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e dalla famiglia Matricardi. Il museo è articolato in cinque sezioni che consentono di ripercorrere le vicende della produzione ceramica ad Ascoli Piceno, dai bacini in maiolica arcaica risalenti al XV secolo, ai manufatti in stile compendiario provenienti da Castelli, alla produzione ascolana dell’Otto e Novecento: vasi, piatti, urne, caffetterie, tazze realizzate dalla manifattura Paci (1808-1856), nonchè oggetti della manifattura di Deruta, Faenza, Montelupo, Savona e Genova entrati nelle raccolte comunali grazie al munifico dono del medico e collezionista ascolano Antonio Ceci (1920). Di notevole importanza è la serie di mattonelle dipinte dai maggiori artisti castellani, come Francesco e Carlo Antonio Grue, Berardino Gentili, provenienti dal convento ascolano di Sant’Angelo Magno.

Al museo sono annessi locali destinati ai laboratori didattici ed alla  produzione di manufatti ceramici a fine educativo, destinati ad ospitare le scolaresche ed altri gruppi in visita alla struttura museale. che vogliano effettuare degli stages. Le strutture museali sono aperte anche ad ospitare maestri italiani e stranieri esperti nel campo della ceramica per favorire i rapporti di interrelazione con i ceramisti locali

Ogni due anni, il Museo dell’Arte Ceramica si fa promotore del Concorso Internazionale Biennale “Ceramica fra Tradizione e Modernità”, giunto alla sua terza edizione, al quale partecipano maestri ceramisti italiani e estranieri: l’edizione 2014 ha visto la partecipazione di 250 concorrenti e le loro opere saranno esposte presso il chiosto di San Tommaso per tutto il periodo estivo

MUSEO DELL'ALTO MEDIOEVO MUSEO DELL'ALTO MEDIOEVO

Museo dell’Alto Medioevo

Negli spazi del Forte Malatesta, recentemente recuperati alla fruizione pubblica grazie ad un impegnativo intervento di restauro promosso dal Ministero dei Beni Culturali, trova la sua definitiva collocazione dopo vari decenni di dispersione il cospicuo materiale  archeologico che illustra le vicende di Ascoli Piceno e del suo territorio dalla caduta dell’Impero Romano alla fine della dominazione longobarda. Le oreficerie gote di Acquasanta, esposte per molti anni presso il Museo Nazionale Archeologico delle Marche ad Ancona, rientrano così nel territrio di origine al pari degli splendidi corredi funerari longobardi recuperati nel 1902 a Castel Trosino ed esposti al Museo dell’Alto Medioevo di Roma dal quale sono già rientrati alcuni importanti manufatti aurei . Una commissiuone scientifica composta dai maggiori studiosi italiani del settore  ha provveduto alla stesura del progetto espositivo al fine di creare un museo vivo, capace di suggestionare i visitatori: il museo è dotato di depositi, sala conferenze e spazi destinati alla didattica museale. Risulta assai innovativa la scelta di eliminare dal percorso museale tutto il materiale didattico tradizionale in favore di supporti multimediali che consentono al visitatore di approfondire la conoscenza dei vari periodi storici e del materiale esposto avvalendosi di touch skreen.

PINACOTECA ASCOLI PICENO PINACOTECA ASCOLI PICENO

Obiettivi

 

La Rete museale civica di Ascoli Piceno nasce con l’intento di valorizzare meglio il ricco e articolato patrimonio museale della città, che da un sistema comunale integrato non può che trarre vantaggi.

Obiettivo prioritario è la promozione della conoscenza del patrimonio artistico, storico, paesistico e culturale della città, in una prospettiva di maggior visibilità e ampio respiro, che ne permetta sia un  diffuso apprezzamento a tutti i livelli, sia la possibilità di promuovere politiche di cooperazione per migliorare la qualità, la quantità e le modalità di accesso dei servizi culturali offerti al pubblico, in una logica di sistema che consideri il “museo” come “presidio culturale del territorio” e strumento di crescita e di sviluppo per la collettività.

L’istituzione della Rete facilita, inoltre, una gestione coordinata di funzioni e di servizi culturali che realizzi economie di scala e che consenta ai Musei e alle Raccolte museali il graduale avvicinamento/raggiungimento degli standard di cui al Decreto Ministeriale 10 maggio 2001 «Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei Musei».

Essa permette ai musei comunali di attivare iniziative di promozione comuni per incentivare la loro conoscenza e aumentare così il numero dei visitatori, assicurare ai musei aderenti alla Rete prestazioni e servizi analoghi, in termini di efficacia, qualità e tipologia, per favorire la crescita complessiva dell’offerta culturale dei beni culturali della città e del territorio.

Prof. Stefano Papetti

 

 

2017-01-10T20:08:18+00:00 22 febbraio 2016|News|